Honda NSX, una supercar diventata mito grazie ad Ayrton Senna
Attrae ben più di un semplice sguardo. Le linee sono da supercar, da auto esotica tirata a lucido. Bassa, larga e cattiva, eppure c’è una vena di alta tecnologia ed efficienza che si percepisce pure all’esterno.
Davanti ci sono feritoie per far confluire i flussi sia nella parte più bassa della calandra sia alla sua estremità, più sopra ecco la lama cromata e due fari a sviluppo orizzontale dalla forma sottile. Il fianco è scevro di velleità estetiche e non c’è nulla da segnalare se non la presenza di una rientranza nella zona più bassa mentre dietro, verso la coda, le cose si fanno più interessanti. Prima di tutto c’è il vetro che lascia sbirciare fuori il motore montato nella zona posteriore e poi il montante che sembra appoggiarsi al tettuccio, una scelta di design ma anche una precisa scelta per incanalare al meglio i flussi e migliorare l’aerodinamica. Il colpo d’occhio si conclude con il triplice terminale di scarico incorniciato.
Sotto al velo di vetro c’è il V6 biturbo benzina di 3,5 litri capace di far cantare 507 cv e poi schiacciare il pilota contro al sedile grazie ai suoi 550 Nm di coppia. A dare una mano al possente propulsore ci sono pure 3 motori elettrici (uno tra l’endotermico e la trasmissione e gli altri due sull’avantreno) per formare il cosiddetto propulsore Sport Hybrid SH-AWD Power Unit dotato di cambio automatico a nove rapporti. La potenza totale? 581 CV 646 Nm per bruciare lo 0-100 in meno di tre secondi e raggiungere successivamente una velocità di 308 Km/h.
Una volta seduto all’interno dell’abitacolo il sorriso si incomincia a increspare però lievemente. Gli interni sono rivestiti di pelle e Alcantara e la seduta è avvolgente da vera sportiva, il volante ha un disegno strano e un’enormità di bottoni old style hanno messo sulle razze. Si poteva studiare la cosa molto meglio di così. Il sorriso si spegne del tutto una volta che si mettono i polpastrelli sul touch dell’infotainment, grafica vetusta e il tocco sullo schermo produce un lag esagerato anche per un semplice passaggio di schermata, senza parlare delle funzioni risibili. No, cosi proprio non vanno, non su una supercar, soprattutto se si parla di tecnologia giapponese.
Per recuperare il sorriso meglio buttarsi sul motore. Schiacciamo il pulsante dello Start e siamo pronti a sentire un cupo rombo nelle orecchie ma l’accensione non ha provocato tumulti. Questo poiché, in modalità Normal o Eco, alle più basse velocità, ci pensano i due motori elettrici a far avanzare la Honda NSX mentre il possente benzina entra in funzione quando si pigia molto di più sul pedale del gas. Solo passando a Sport incomincia a uscire una più rockeggiante melodia dal triplice scarico, che diventa un vero sbraitare se si decide di utilizzare la modalità più ludica e sportiva, la Sport Plus. In questo caso i motori elettrici non lavorano mai da soli ma supportano il motore benzina nelle accelerazioni più brutali schiacciandoci sempre più a fondo nel sedile.
Affrontando le curve, il volante, un po’ brutto di estetica, convince nella sostanza, nella sua utilità. È estremamente diretto e comunicativo, facilmente impugnabile e comandabile. Altresì è facilmente comandabile l’avantreno ma tutto il corpo vettura segue fedelmente le istruzioni impartitegli, sia una curva in appoggio o una toccata e fuga tra le chicane. È agile e facilmente indirizzabile verso la traiettoria preferita grazie ai due motori elettrici che lavorano all’anteriore: le ruote si passano la coppia così da avere sempre la migliore motricità nell’esterno curva e annientare il sottosterzo.
Ayrton Senna sarebbe di certo rimasto ancora una volta soddisfatto del tipo di aggiornamento fatto su questa supercar giapponese.
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