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Sensazioni ultraterrene: guidare in pista.

In questo piccolo articolo si vuole cercare di trasmettere, per quanto possibile, ai nostri lettori le sensazioni di una guida in pista. Sensazioni che non sono solamente mentali ma anche fisiche.

Iniziamo dall’arrivo sulla pista, i profumi di benzina e gomme abbinati ai motori rombanti che già girano sul circuito ci catapultano subito in una dimensione extra-terrena dove l’uomo inizia a fondersi con l’elemento macchina. Tutti questi profumi e rumori sono il primo passo per calarsi nelle vesti di un pilota/appassionato di motori.
Subito dopo arriva la vista ad aiutarci, quando vediamo li la nostra belva con le sue linee aggressive e sinuose, ci giriamo intorno ne osserviamo assaporando i particolari pregustandoci il momento quando noi e lei saremo un tutt’uno contro il cronometro e gli avversari. Iniziamo ad accarezzarne le linee con la mano cercando di stabilire un rapporto di amicizia. Cosa che sembra folle per chi vede l’auto come uno strumento ma fondamentale per un pilota che la vede come una sua amica/partner che può e deve collaborare con lui nella ricerca della perfezione.

È giunto il momento di vestirsi, sotto tuta, tuta e scarpe ci fanno avvicinare ancora più a lei. Ci si cala nell’abitacolo, che ti avvolge in modo confortante facendoti capire che ormai fai parte di quell’auto. Allacci le cinture che ti abbracciano stretto stretto togliendoti via quel timore riverenziale che le auto molto leggere con tanti cavalli di certo danno.
Casco e guanti e sei pronto ad accendere la sinfonia. Già la tuta e il casco ti fanno sentire un superman ma quando l’auto si accende con il tasto start e ti fa sentire il suo ruggito capisci che sei un tutt’uno con l’auto finalmente e niente in quel momento può distrarti dalla esperienza mistica che stai vivendo. Senti il rumore del motore che ti attraversa schiena e corpo dandoti un brivido ogni volta che tocchi l’acceleratore. Inserisci la prima e finalmente prendi la pitlane.
All’uscita della pitlane giù un affondo di acceleratore e i cavalli motore ti schiacciano al sedile con una leggera scodata di potenza che ti fa capire che l’auto è contenta di sgranchirsi.
Un giro per scaldare le gomme e iniziare a prendere le misure di frenate e punti corda, ma nel secondo già si è pronti a fare sul serio. Via via continuando a girare si entra come in trans e si vede solo la pista e la curva dopo, si cerca di aumentare sempre più il punto di frenata e di inserire l’auto nelle curve più forte, in un armonioso balletto in cui il vostro corpo è contento di poter percepire, l’asfalto e qualunque asperità del terreno come se i vostri sensi si fossero ampliati da una cecità completa ad una vista meravigliosa.
In questa trans agonistica, due cose contano: assaporare tutte le sensazioni fisiche estreme e l’adrenalina che da esse scaturiscono e l’altra è il responso del cronometro.
Il tempo vola e 30 minuti sembrano 3. Si ritorna in pitlane, svuotati ma carichi di sensazioni in cerca del responso del cronometro. Si abbiamo fatto il miglior tempo. La gioia ci riempe, siamo riusciti a vivere la nostra esperienza ultraterrena. Uomo e macchina si sono uniti perfettamente e si è raggiunto la perfezione. E alla fine quello che uno vuole sapere è solo quando ricomincio tutto?

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